Oggi voglio raccontarmi un po’ e parlarvi del mio incontro col Channeling.
Come ormai molti di voi sanno, o avranno capito, mi interesso di Spiritualità e Insegnamenti Esoterici sin dalla tenera età. Il mio percorso mi ha portato a studiare diverse conoscenze e percorsi iniziatici e di conseguenza so bene come viene vista la medianità o il channeling. So anche però che avanzando nella conoscenza profonda di sé e del mondo, o come direbbe qualcuno dello yoga, si risvegliano dei Siddhi, dei doni, che altro non sono che capacità assopite ma assolutamente naturali dell’essere umano. Le potrei definirle qualità di interconnessione tipiche della vita. Ecco che, camminando sul sentiero che ho scelto, o meglio che mi ha scelto e in cui risuono (sto parlando dello sciamanesimo), ho cominciato a ricevere a livello mentale delle informazioni e ho cominciato ad interrogarmi sulla loro validità o sulla loro origine. La mia fortuna è che ho l’animo di un ricercatore, di uno sperimentatore, per cui difficilmente mi fermo prendendo per assoluto quanto mi viene insegnato, ma cerco anche di sperimentare e comprendere sulla mia pelle.
Effettivamente il Channeling oggi va molto di moda, ma non è per tutti. Ciò che fa veramente la differenza è la preparazione della persona. Se si è persone fortemente sradicate, che tendono a vivere in un mondo altro, il Channeling può essere uno strumento pericoloso, perché tende a sradicare ancora di più offrendo una via di fuga rapida da questa realtà. Diverso è quando uno compie un reale lavoro su se stesso, sviluppando una vera consapevolezza, capacità di discriminazione e radicamento. Così come un conto è cercare di “attivare” un potere o semplicemente comprendere un dono che si è risvegliato autonomamente. Nel mio caso, il percorso del Channeling è servito a comprendere e a poter incanalare al meglio questa qualità. Un mito da sfatare, per lo meno per come mi è stato insegnato e per come lo vivo io, è quello del medium da seduta spiritica… non c’è nessuna trasfigurazione, la voce non cambia se non per lo sforzo (a volte) di parlare durante uno stato di coscienza ampliato e non avvengono effetti speciali da film, almeno non a me!
Se da un lato è importante avere fede nel mondo sottile e fiducia nel processo, dall’altro credo sia fondamentale avvicinarsi ad esso con un atteggiamento simile a quello di San Tommaso, ovvero è sempre importante verificare, valutare e non credere ciecamente, questo fa parte di un buon radicamento. Nella mia pratica ho visto che i messaggi che ricevo si rivelano esatti, ma a volte pare non sia così. Credo che ciò possa dipendere da diversi fattori, tra cui, in primo luogo, la difficoltà di codificare, interpretare e tradurre il messaggio e l’intervento della mente che non sempre è così facilmente riconoscibile.
Alla domanda “chi canalizzi?”, vi rispondo nessuno in particolare… ovvero non ho un Arcangelo, Metatron, un Alieno, Gesù o Maria che mi trasmette dei messaggi per ammonire il mondo o per infondere speranza… credo, perché a dir il vero a questo mondo non vi è certezza alcuna, di comunicare semplicemente con la mia Anima, col mio Se Superiore, o come lo vogliate chiamare. Lo so, me ne rendo conto, forse non è abbastanza figo… ma a me va bene così. Il Channeling di fatto significa comunicazione, comunicare sui piani sottili della realtà e a me basta farlo con la mia Anima, eventualmente i miei Spiriti Guida, e al massimo con la vostra stessa Anima. Alla fine non c’è bisogno di rivolgersi a chissà chi, in quanto la nostra Anima è una scintilla divina e come tale in connessione con tutto. Lei vede, lei sa ciò di cui abbiamo bisogno.
“Come ti arrivano i messaggi?“
Il modo in cui arrivano i messaggi è molto soggettivo, così come è soggettivo il modo in cui comunichiamo anche sul piano fisico. Sapete in comunicazione si parla di cinestesico, uditivo, visivo… ecco ciò avviene anche sui piani sottili, d’altronde come in cielo così in terra no? Così come abbiamo dei sensi fisici in cui uno o due prevalgono, abbiamo anche dei corrispettivi sensi sottili come la chiaroveggenza (vista), chiarudienza (udito), etc. Nel mio caso specifico sono prevalentemente visivo, ovvero i messaggi mi arrivano come delle visioni di situazioni, simboli, immagini… che a volte diventa difficile rimandare alla persona se non descrivendole o tentando di interpretarle. Altre volte sento nascere dentro di me delle emozioni che in quel momento non mi appartengono, ma che nascono dalla risonanza con ciò che sto ascoltando. Altre ancora mi sorgono spontaneamente dei pensieri, delle frasi o discorsi più o meno articolati (di solito non molto) e molto veloci. Ecco assolutamente non sento una vocina venire dall’esterno come se avessi uno di voi che mi sta parlando ma che posso sentire solo io! In tal caso vi autorizzerei a chiamare la neuro! Ahahah Questo però è interessante, perché io, per esempio, ho sempre pensato avvenisse in questo modo, per cui non riuscivo a comprendere cosa fossero quei messaggi che mi balenavano in testa!
“Come usi questo dono?”
Dunque… quando chiedo o ricevo delle informazioni per me sono più che altro per capire come posso meglio muovermi di fronte a un problema che mi si pone, per ricevere dei chiarimenti o anche degli insegnamenti che possono aiutarmi nel mio cammino o che possono arricchire la mia arte terapeutica. Beh poi dai, lo ammetto, a volte in macchina gioco… chiedendo se e quando volterà la lumaca che ho davanti! Per gli altri sfrutto questa capacità sia per un’indagine chiaroveggente che mi aiuti a comprendere se ci sono squilibri o blocchi dell’energia più o meno importanti, in modo da strutturare al meglio il successivo trattamento, o anche solo per conoscenza della persona; oppure in una consulenza per dare consigli e supporto alla persona. Spesso in questo caso mi aiuto anche con l’utilizzo di carte (tarocchi) che uso come supporto immaginale simbolico per interpretare al meglio il messaggio. Ritengo comunque sia importante non perdere la propria centratura e quindi non lasciarsi troppo influenzare dai messaggi, che non hanno mai l’intento di toglierci dalle nostre responsabilità o dal nostro libero arbitrio, ma di mostrarci delle possibilità.
“Quanto chiedi per una tale consulenza?“
Amo molto poter condividere questo dono per dare un aiuto alle persone, mi fa sentire bene e mi regala una grande soddisfazione. Allo stesso tempo è un processo a volte faticoso, andare in uno stato alterato di coscienza, pur mantenendo un legame conscio col piano fisico a volte risulta molto dispendioso, dipende anche dal nostro stato, non sempre siamo in piena forma… Comunque sia ritengo questo un dono, esattamente come sono le segnature, e ho deciso che non voglio equipararlo al lavoro che svolgo come terapeuta, quindi non voglio strutturarlo con una tariffa. Come un dono, richiedo un dono che nasca dal cuore della persona che da un valore al tempo e all’attenzione che le hai dedicato. Un dono può essere del denaro, ma anche qualsiasi cosa sia utile alla vita. Questo è il mio personale modo di approcciarmi a questo mondo sottile.