Domenica avevo voglia di prendere i colori acrilici e dare forma, non so a cosa… ma volevo sperimentare!
In realtà ero partito con l’idea di provare una tecnica di cui avevo visto dei tutorial su youtube per ottenere quei bellissimi effetti marmorizzati, da cui partire per costruire un quadro astratto. Non ho mai fatto astratto e ultimamente l’idea mi intriga… ma vi assicuro che non è così scontato realizzarne uno, soprattutto se per anni hai abituato il tuo cervello al figurativo!
Comunque sia, ho preparato i colori, forse troppi con troppo poco quantitativo, è ho iniziato a versarli… ero riuscito! Ma ho rovinato il tutto molto rapidamente nel tentativo di imporre una forma e, così, il caos è prevalso assieme al colore viola.
Ho provato a modellare quella massa fluida di colore sulla tela per un po’, senza riuscire a darle una forma, senza far rinascere le stiature dei colori sottostanti. Prima coi pennelli, poi con le spatole… tutto inutile! Così il passaggio successivo è stato quello di asciugare il colore di modo da poterlo usare come base per qualcos’altro. In questo modo i solchi lasciati dalle spatole mi han dato la possibilità di interagire aggiungendo nuovi colori, bianco, blu notte, azzurro, tirandoli per creare nuovi spazi. Tirando il bianco con la spatola, ho visto nascere le vette di montagne innevate, così il desiderio di un astratto ha lasciato il posto a un paesaggio. Ho riso quando ho compreso che, nonostante i miei sforzi, non ero riuscito a tirare fuori ciò che volevo, schiavo dell’immagine.
Quando poi ho mostrato l’opera agli amici, nessuno ha colto le montagne così evidenti per me, ma hanno visto un mare tumultuoso… un mare che era li e io non avevo visto fino a quel momento. Ma quel mare in tempesta rappresentava esattamente il mio stato psicofisico del momento in cui lavoravo.
Jung quando parla dell’immaginazione attiva afferma:
“Talvolta un’immagine o un’idea compaiono dapprima nell’occhio della mente, ma non sempre vogliono venire fuori. Più spesso, però, le immagini emergono in modo del tutto spontaneo, se si lavora con una mediazione espressiva.”
Ecco che l’arteterapia ha lo scopo, attraverso una mediazione espressiva, di dare forma al vissuto interiore delle persone, facendo fluire immagini archetipiche delle proprie emozioni in maniera più o meno spontanea, senza ricercare una perfezione estetica nell’uso della tecnica espressiva, ma lasciando spazio esclusivamente all’emozione che fa di una persona anche con scarse abilità tecniche un’artista che si esprime e si mette a nudo, di fronte a se stesso e al mondo. Ecco che l’opera parla, aiutando la persona a diventare cosciente del proprio vissuto, poterlo trascendere e liberare l’energia altrimenti compressa in una forma di autoguarigione.
Nello specifico, questo mare in tempesta, comunica movimento, agitazione… ma anche una sorta di armonia dettata dall’accostamento dei colori, dalla potenza di quella luce solare che emerge all’orizzonte. Un messaggio chiaro. Il mare, l’acqua, rappresentano il piano delle emozioni, che sono in tumulto e travolgono. La parte centrale più scura, quasi come l’occhio del ciclone, pare rappresentare la causa di tale movimento, una sofferenza e un dolore interiore ben preciso. Nonostante tutto i colori freddi, malinconici e depressivi del mare si scontrano coi colori caldi e vivi del cielo, carichi di forza passionale, vivacità e speranza, quasi a preannunciare la sicurezza che dopo la tempesta torna sempre il sereno a riappacificare l’essere.
Poi magari, basta cambiare prospettiva ed ecco che nuove forme emergono dalla nostra immaginazione attiva, dando vita a nuovi scenari che completano il quadro.
Ecco questo è un esempio di come l’arte può diventare uno strumento di conoscenza e guarigione per noi stessi.
Se vuoi saperne di più o sperimentarla, puoi contattarmi e vedremo di organizzare qualche laboratorio.