Giovedì sera dopo tanto tempo sono andato a un Cerchio Sciamanico. Era un po’ che avevo il desiderio di trovarmi in gruppo a praticare e ho colto l’occasione con tema affascinante del “Sogno dell’anima”. L’arte di sognare non riguarda solo quella fase della nostra vita che riguarda la notte in cui il corpo dorma e sognamo. La visione è molto più complessa ed unitaria, basata sull’idea che questa esistenza è tutta un grande sogno: sognamo quando dormiamo, ma anche quando viviamo o sperimentiamo stati alterati di coscienza. Sempre sognamo perché questa “realtà” è un illusione, per quanto densa, fisica e reale possa sembrare. Ma non è forse vero che anche di notte quando sognamo quella realtà è così vivida da farci credere che sia reale? Sul fatto che viviamo in una illusione, è un concetto che ormai è espresso da molti maestri di saggezza e, direi, da tutte le culture ancestrali del mondo. Che la chiamiamo Maya, Matrix o in altro modo non ha importanza, viviamo in una illusione dalla quale vorremmo risvegliarci nel momento che ne diveniamo consapevoli. Ma questo sogno di cosa è fatto?
E’ una rete, un insieme di fili intrecciati. Ecco allora il simbolo dell’acchiappasogni che acquisisce tutto il suo significato simbolico. L’acchiappasogni è un oggetto rituale indiano molto carino e che, direi, tutti abbiamo avuto o visto almeno una volta nella nostra vita. Di solito è un cerchio (primo simbolo arechetipico che simboleggia la totalità e il divino) al cui interno si sviluppa una ragnatela di fili che creano forme geometriche e mandaliche. All’interno o al centro di questa rete possiamo incontrare degli oggetti intrecciati o delle piume. Noi pensiamo che l’acchiappasogni serva a “catturare” i nostri sogni (e probabilmente è anche così), ma la sua funzione simbolica è molto più profonda. Ci ricorda che l’universo è composto di questo intreccio di fili che possono ingabbiarci tra le sue maglie come un pesce, oppure liberarci e imparare a intrecciarli, nel momento che ne diventiamo consapevoli, per creare il nostro mondo. Anche la tradizione maya ha una visione cosmologica basata su questa idea, ma utilizza l’immagine del tessere una trama, come quelle dei loro bellissimi tessuti. Tessendo possiamo scegliere i colori e le forme geometriche che vogliamo rappresentare e manifestare. Noi sempre tessiamo la nostra vita, ma ne siamo consapevoli? Ciò che tessiamo è frutto della nostra creatività ed espressivita? Ci appartiene? O stiamo tessendo qualcosa di imposto dall’esterno?I Maya ci insegnano che a volte tessiamo dei disegni che non sono i nostri, che magari sono stati iniziati e portati avanti a livello genealogico all’interno della nostra famiglia, verso i quali ci sentiamo obbligati a portare avanti, ma che non ci rispecchiano. Ciò crea sofferenza. Sono i nostri colori? Sono i nostri disegni? Quando diventiamo consapevoli di essere noi stessi a intrecciare i fili della nostra vita, allora possiamo deciderne i colori dei fili, quelli che più ci emozionano e le forme, quelle che più ci rappresentano. Possiamo decidere di interrompere, sfilare, tornare indietro rispetto a quanto intrecciato fino a quel momento per modificarlo. Ma cosa sono questi fili? Sono i pensieri che ogni giorno esprimiamo più o meno consapevolmente, indotti dai condizionamenti o propriamente nostri. Trovo che sia una immagine poetica ed efficace.
L’arte di sognare significa quindi viaggiare tra le dimensioni, caratterizzate su più piani (fisico, emotivo, spirituale o più propriamente sciamanici Mondo di Sotto, di Mezzo e di Sopra) e nello spazio tempo (passato, presente e futuro).
Anche in questa occasione è tornata fuori l’importanza del giocare, noi occidentali ci prendiamo troppo sul serio, ci irrigidiamo in strutture autoimposte perdendo la flessibilità tipica del gioco. Sognare significa essere bambini che giocano con questa realtà. Crescendo abbiamo imparato a isolare il bambino interiore, pensiamo che il nostro essere bambini sia morto in favore dell’essere adulti, ma non è così. Ciò produce dissociazione e rigidità, nascondiamo a noi stessi il nostro bambino interiore, perché pensiamo che non sia più tempo per giocare, divertirsi ed essere felici, ma non è così! La vita è un gioco, altrimenti perde tutto il suo senso evolutivo.
Giovedì, quindi, abbiamo esplorato questa dimensione del sogno per andare a scoprire quale sia il Sogno della nostra Anima. Il Sogno dell’Anima significa quale sia il reale desiderio ed obbiettivo che ha spinto l’Anima a incarnarsi e a vivere questa esperienza virtuale. Significa comprendere quali fili voglia intrecciare la nostra Anima e quali disegni produrre. Secondo la tradizione Maya seguire la chiamata dell’Anima non significa per forza avere una vita bellissima in cui va tutto bene, non ci sono ostacoli o difficoltà come normalmente si pensa, perché ciò dipende dal desiderio d’esperienza dell’Anima stessa, a volte può essere estremamente faticosa. Ciò nonostante si manifestano tutta una serie di sincronicità e una diversa modalità di vivere tali esperienze. Ascoltare la nostra vera natura nutre l’Anima donandoci un senso di pienezza e realizzazione. Per fare ciò, però, bisogna essere dei guerrieri coraggiosi che non temono di buttarsi e rischiare, in quanto la nostra Anima, a differenza della ragione, non si muove secondo un processo logico e ciò rende tutto più difficile. Dare spazio alla nostra Anima spesso significa rompere gli schemi imposti per iniziare a tessere qualcosa di nuovo e unico, come è ognuno di noi.
Le pratiche che abbiamo svolto sono state, per me, molto interessanti e tutte (anche quelle apparentemente preparatorie) sono stati tasselli per identificare quale sia la mia chiamata… confermando quanto già avevo intuito, sono sulla buona strada (anche se un po’ difficoltosa!)!! Non posso raccontarvi quale sia, perché è strettamente personale, intima e raccontarla può toglierle energia… ma credo potrete rendervene conto conoscendomi! 😉 E’ stato molto bello, comunque, il lavoro che abbiamo fatto coi glifi (simboli) che rappresentano le energie della cosmogonia Maya, ai quali corrisponde una qualità di sogno, ovvero una chiamata diciamo… Ne abbiamo scelto uno noi a caso a inizio serata, che poi abbiamo scambiato alla fine. Ero un po’ dispiaciuto a lasciare andare il primo, perché mi sentivo ben rappresentato, lo volevo portare a casa con me, ma devo dire che me ne è stato donato un altro altrettanto azzeccato, anzi una sorta di specializzazione del primo.TZI “Il sogno che porta alla luce la verità, la legge spirituale, l’ordine naturale”. Mentre riflettevo in questi giorni su questa frase, mi si è accesa una lampadina e mi sono accorto di aver già lavorato recentemente sulla chiamata della mia Anima, al seminario Q’eros sulla fioritura! E la cosa incredibile è che le qualità emerse dalla fioritura sono esattamente le stesse di TZI, tutto ha risuonato nella mia mente all’unisono, incredibile!
Ho il potere di guarire la mia vita!
Basta avere il coraggio di lanciarsi e seguire la propria Anima, nonostante le difficoltà… facendo però anche interagire e concordare l’Anima con la Personalità come in un cerchio comunitario attorno al fuoco.