Con grande ritardo, per non spoilerare, decido di scrivere questo articolo su ciò che mi ha colpito del messaggio di quest’ultimo episodio di Star Wars. Devo dire che di chicche di riflessione ne ha date tante, molto belle, ma in particolare possiamo dire che il film sia incentrato su un’unica tematica fondamentale: la dualità yin yang di bene e male, quanto queste siano interconnesse, complementari e dipendenti l’una dall’altra e facciano parte di un unico schema, ma andiamo a vedere.
Il primo passaggio fondamentale, a mio avviso, lo troviamo nei dialoghi col ladro, il quale ci apre la mente su tali concetti e sull’idea di libertà. La prima cosa che ci viene detta (e che poi ritornerà anche in altri momenti del film) è che bene e male non esistono, in quanto non può esistere il bene senza il male, sono una polarità, i due lati di una stessa medaglia che non possono essere disgiunti, ma questo indica anche che la classificazione di bene e male è puramente soggettiva e riguarda il conosciuto e lo sconosciuto, ciò che vedo e ciò che non vedo. Stiamo parlando di guerra e allora possiamo collocarlo anche in un’esperienza storica di guerra. La guerra nasce quando invece di trovare un punto d’incontro e di dialogo, una delle parti (o meglio entrambe) ha il desiderio di prevaricare e sopraffare l’altra. In guerra abbiamo sempre due fazioni opposte, in strenua lotta tra loro, se andiamo ad analizzare i moventi, gli obiettivi, le forme mentis, vedremo che non vi è differenza tra una e l’altra fazione: entrambe crederanno di essere nel giusto, di essere i paladini della giustizia, di essere guidati dalla mano di Dio, entrambe avranno degli eroi e dei martiri, ed entrambe vedranno nell’altro (diverso da sé) il nemico, il male… ciò che va sottomesso se non distrutto ed annientato. E’ interessante perché questo concetto si evidenzia anche dalle parole di Skywalker quando dice a Rey che i Jedi non sono poi tutto questo gran bene ed è bene che siano morti. Mantenendoci su questo pensiero, è interessante fare un parallelismo ai giorni nostri dove ancora queste dinamiche (di potere) vengono attuate e dove si cerca di sottomettere l’altro da sè, guidati fondamentalmente dalla paura dello sconosciuto. Anche quando intraprendiamo un percorso (e un lavoro) di crescita personale e spirituale, per cui di consapevolezza, ci imbattiamo in queste dinamiche, forse perdendo di vista la vera natura di tali lavori. E infatti la NewAge ha portato in voga il termine di Guerrieri di Luce, personaggi spesso molto poco consapevoli che girano nei meandri del proprio inconscio con spade fiammeggianti (come quelle di Star Wars) allo scopo di distruggere, annientare e sconfiggere il proprio lato ombra. La realtà è un altra: possiamo anche chiamarci Guerrieri di Luce, ma la qualità del guerriero che dobbiamo coltivare è quella del coraggio, perché guardarsi nel profondo fa molta paura! Il percorso è quello che ti porta a comprendere che l’Ombra non è altro da te, ma parte di te, sei tu… è la parte più profonda, spesso delicata e sofferente di te, che si nasconde e attacca per paura di morire. Finché contrasteremo la violenza con altra violenza non usciremo da un loop storico nel quale siamo immersi. Quindi non vi è differenza tra i due poli, al punto che il ladro ci fa notare anche che, quasi sicuramente, entrambi acquistano le armi dagli stessi commercianti di morte… E anche questo lo sappiamo bene! Quante volte abbiamo visto e sentito che i popoli in guerra acquistano le armi da quegli stessi popoli che poi, con la scusa di portare la pace, vanno a sterminarli?!
Sempre il ladro, poi, ci espone un altro concetto illuminante: cos’è la libertà? La libertà potremmo dire essere quella che, grazie al libero arbitrio, ci permette di scegliere tra bene e male, ma in realtà lui ci dice: attenzione!! Se scegli, se ti schieri, non fai altro che partecipare a un meccanismo più grande di te, imposto dall’esterno, sei schiavo di un programma. Un’immagine che ormai conosciamo bene: la Matrix! Quindi ci dice che l’unico modo per essere liberi è non schierarsi. Ecco questa cosa a me ha fatto riflettere parecchio, perché è illuminante, ma allo stesso tempo guardando il suo comportamento vedi una forma molto egoistica di sopravvivenza… ho pensato che questo mio giudizio sia comunque frutto della mia schiavitù! E’ comunque interessante questo concetto perché in antichità, chi aveva conoscenze esoteriche, sapeva che l’energia non ha colore (non ha etica) e quindi chi praticava arti magiche faceva tanto il bene quanto il male, a seconda che fosse richiesto l’uno o l’altro, senza problemi. Nella nostra cultura per es. abbiamo la strega che era tanto una guaritrice quanto una donna di potere capace di ammaliare o maledire, era una donna libera dagli schemi del dogma e per questo mal vista e uccisa. Ciò che non rientra negli schematismi è male e va soppresso, pensateci.
Vi sono altri due discorsi che, in questo film, mi sono piaciuti tantissimo.
Il primo è quando Yoda parla con uno Skywalker affranto, che ha perso la fede in sè e nell’ordine. Uno Skywalker che non si perdona e non accetta il proprio fallimento. Ecco che Yoda ci insegna che il vero maestro è il fallimento! Il fallimento, gli errori, non sono qualcosa di sbagliato, che ci rende incapaci o inadatti, ma è un maestro. E’ un tassello esperienziale che può solo arricchirci, se accettato, permettendoci di superare i nostri limiti, di riprovare aggiustando il tiro. Quante volte ci è capitato di fallire, di sentirci inadeguati o sbagliati? Ebbene l’errore non è qualcosa di sbagliato, ma una ricchezza che può porre le basi dell’insegnamento e dell’arricchimento futuro. Ancora una volta traspare come ci sia stato inculcato un dogma: fallire = sbagliare, fallito = non valgo niente, ma non è così e, per fortuna, anche in ambito di insegnamento si è compreso questo aspetto e si sta cercando di cambiarlo.
Infine, mi sono tenuto per ultimo il momento in cui Skywalker insegna a Rey a governare la forza. Anche questo è un momento topico e ricco di simbolismi e significati. La cosa più bella è che in questo processo di insegnamento viene proposta una tecnica di meditazione reale e molto efficace. Rey, infatti, attraverso la respirazione deve pian piano espandere la propria coscienza rendendola inclusiva, ovvero integrando e sentendosi un tutt’uno con la pietra su cui siede, poi tutto ciò che la circonda e tutto ciò che è. Io stesso ho sperimentato questa meditazione, che trovo bellissima quanto potente. Ancora una volta, quindi, viene ribadito che nel tutto non c’è divisione, al punto tale che bene e male sono connessi e Rey è un tutt’uno con entrambi, percepisce e sperimenta entrambi. Viene poi affermato che dove vi è un grande bene (l’isola Jedi) non può che esservi anche un grande male. Capite? Ciò è evidente, perché se sono i due lati della stessa medaglia, ed essendo la vita in equilibrio costante, non potrò mai avere tanto bene e poco male, non potrò avere una moneta con una faccia da 2 euro e una da 1 cent. Ma quello che definiamo male, l’ombra, può essere “redenta” nel momento in cui è vista, sperimentata, accettata ed accolta. In un certo senso potrei dire che è l’amore (non quello che siamo abituati a considerare) la vera spada Jedi e non un’arma di distruzione. Se ci pensiamo nella storia abbiamo esempi di questo tipo: nella nostra cultura i Santi più grandi sono stati prima grandi peccatori, nella storia tibetana invece possiamo avere l’esempio di Milarepa, considerato un grande mago oscuro convertito.
Comunque sia, questo film ci invita a liberarci da concetti etici limitanti e che ci tengono schiavi in un programma predeterminato e non nostro, ci invita a guardarci nel profondo, di scendere nella nostra profondità più cupa per incontrare la nostra ombra, a conoscerla, in modo da poter attingere al suo grande potenziale, nel compiere il nostro viaggio in questa vita. Forse potrei dire il nostro destino, ma mi chiedo se questo non possa essere frutto della matrix!? E allora mi pongo un’ultima domanda: e se dalla Matrix non si potesse fuggire e andasse accettata, con la consapevolezze, però, che è un programma illusorio?