Scrivo questo articolo per cercare di rispondere a una domanda che mi è stata posta.
In questo ultimo periodo il Gong ha preso piede ed è diventato una vera e propria moda… i bagni sonori sono diventati bagni di Gong e tutti gli altri strumenti e le campane tibetane sono divenute delle comparse nel concerto della voce solista del Gong.
Ma è veramente così star del momento?
Il Gong ha un suono molto affascinante, ma anche estremamente potente e non a tutti piace.
Io sono una di queste persone, ecco perché ho deciso di non usarlo nei miei incontri di armonizzazione. Pur avendo riflettuto se seguire la moda per poter continuare a lavorare, ho preferito rimanere fedele alla mia idea e lasciare il ruolo di protagoniste alle mie campane tibetane.
Quali sono le differenze tra campane tibetane e gong?
Beh, ovviamente, sono due strumenti profondamente diversi: le prime sono ciotole, il secondo un disco! Scherzi a parte, questi due strumenti antichi hanno propriamente due qualità differenti. La prima distinzione che potremmo fare è tra maschile e femminile: le campane tibetane rimandano a un suono femminile, accogliente, cullante… il gong invece richiama, invece, un suono maschile, più violento e penetrante. Mantenendoci in questa logica polare, come dicevo prima anche la forma ci da delle informazioni, le campane tibetane, con qualità femminile, non possono che essere delle ciotole che contengono, accolgono, raccolgono il suono in una forma circolare come un abbraccio; il gong è invece un disco che rappresenta il sole (anche nel colore e riflessi che produce) quindi ancora una volta maschile.
Mentre le campane, quando ben realizzate, sono strumenti armonici (ovvero contengono un insieme di frequenze in relazione tra loro secondo un coefficiente standard e specifico pi il numero armonico), il gong non è armonico ed è caratterizzato secondo frequenze specifiche.
Il suono del Gong è estremamente potente (il che lo rende anche difficilmente suonabile in ambienti cittadini), è usato fin dall’antichità per attivare l’attenzione, spesso usato durante le guerre per indicare la marcia o per spaventare i nemici… è per questo che, spesso, quando viene fatto risuonare ci richiama immagini di combattimento, di agitazione ed adrenalina.
Detto ciò, non vi è uno strumento migliore dell’altro, ma semplicemente modalità diverse di entrare in contatto con se stessi, per trasformare le energie e portare la guarigione. A volte abbiamo bisogno di un approccio deciso, forte, penetrante… altre di essere protetti e cullati da una Grande Madre. Sicuramente un percorso in cui tali energie interagiscono tra loro ha un suo senso d’essere, tuttavia diventare consapevoli di se stessi ci può aiutare a comprendere quali strumenti sono più in risonanza con noi.
E’ anche vero che, come afferma qualcuno, se uno strumento produce un effetto negativo, fastidioso o doloroso su di noi è perché probabilmente arriva a toccare dei blocchi, delle emozioni o memorie che hanno bisogno di essere trasformate. Non tutto, però, deve essere portato a coscienza e trasformato subito, ogni cosa ha i suoi tempi e i suoi ritmi, forzarli crea soltanto una violenza interiore e ben pochi risultati reali. L’invito è quindi a riconoscere i vostri limiti come ciò che vi piace, consapevoli che è possibile lavorare con due qualità differenti e complementari, ma che hanno la stessa potenzialità di guarigione e trasformazione. E’ un po’ come se vi dicessi: per andare a Bologna avete due (o più) possibilità, prendere il treno o la macchina, ma sempre a Bologna arriverete.
Ecco quindi che, vi ricordo, esistono bagni di suoni, armonizzazioni di gruppo che non usano i gong… adatti a tutti coloro che non amano questo suono, informatevi e non perdete la possibilità di vivere esperienze uniche quanto magiche con o senza gong.