Sto continuando i miei studi “alternativi” e ora sono approdato alla Biologia delle Credenze di Bruce H. Lipton.
Questo libro, inizialmente forse un po’ complesso per una persona non addetta ai lavori, si sta rivelando davvero molto interessante con spunti di riflessione e aggiornamento importanti.
In particolare oggi vorrei soffermarmi su alcuni aspetti evidenziati da Lipton, fondamentali per il mio click mentale.
La cellula come un microprocessore
Lipton arriva a questa intuizione, contemporaneamente confermata da un gruppo di ricercatori (mi pare in Australia, ora non ricordo), secondo cui la cellula sarebbe equiparabile per complessità, struttura e funzioni a un microchip.
La prima cosa per me sconcertante è come l’uomo, senza essersene reso conto, abbia creato una cellula “artificiale”… come una conoscenza diversa si sia basata su qualcosa di infinitamente piccolo e presente in natura. Un fatto casuale o voluto? Chi ha inventato il microchip conosceva la cellula e sapeva ciò che i biologi ancora non conoscevano? O è stata tutta una causalità?
Io lo trovo affascinante!
Ma non è solo questo.
Lipton afferma che questa scoperta è essenziale per poter comprendere meglio e in maniera più approfondita la cellula.
Aggiunge poi che, da questa equazione, ne derivano due ipotesi affascinanti:
- se la cellula è un microchip, allora è possibile programmarla
- se è programmabile significa che esiste un programmatore esterno.
La programmazione cellulare
Leggendo della possibilità di programmare la cellula mi si accende una lampadina.
Dagli studi di Lipton si afferma anche un’altra idea rivoluzionaria: ciò che ci rende ciò che siamo non è il nostro DNA, ma il modo in cui le nostre cellule cambiano, si modificano in risposta agli stimoli esterni di varia natura.
Ecco che allora, agendo sugli stimoli esterni, possiamo influenzare le nostre cellule e riprogrammarle.
Questo concetto è affascinante e anche un po’ fantascientifico… potrebbe portarci immediatamente a pensare di modificare qualcosa di noi, teoricamente impossibile. E questo potrebbe spingerci a credere che non sia possibile.
Ecco allora che mi ricollego a quanto appreso sulla Fisica Quantistica che afferma che tutto è possibile, ma il modo in cui osserviamo il mondo ne determina la qualità.
Lipton spiega anche che, un modo per comunicare ed agire sulle cellule, nel campo del mondo umano, è attraverso gli stimoli elettrici del Sistema Nervoso Centrale.
Ed ecco che qui ho fatto click.
A volte ritornano
Un detto dice “Impara l’arte e mettila da parte”, un giorno ti potrà servire.
Io sono molto affine a questo modo di agire, sonoguidato da una profonda curiosità che mi spinge sempre a studiare e conoscere cose nuove, cose che a volte poi non uso, o dopo un breve tempo le accantono… ma ci sono, sono lì! E rigorosamente poi riemergono al momento del bisogno.
Come è successo con l’Applied Physiology che è riemersa per integrarsi e fondersi nell’approccio Cranio Sacrale, oggi è successo con l’Autonomic Digital Reflex (ADR).
Stavo pensando a come fosse possibile riprogrammare le cellule e, mentre pensavo alle tecniche della Matrix Energetics, mi sono illuminato e ho detto: l’ADR!
Autonomic Digital Reflex
L’ADR è una tecnica che appresi diversi anni fa a Bergamo dal Dott. Albert Garoli.
Il Dott. Garoli, coniugando gli studi della medicina occidentale con quelli millenari della medicina cinese, arrivò a ideare un metodo per codificare e comunicare col Subconscio.
Aveva scoperto che il Sistema Nervoso Centrale (ecco la connessione con Lipton) era in grado di dare voce al Subconscio, attraverso tutta una serie di impulsi percepibili sui polpastrelli delle dita.
Anche questa tecnica è fantascienza? Probabile… ma vederlo all’opera era davvero eccezionale e la tecnica funzionava.
Ho abbandonato questo approccio perchè per me troppo complesso, io che faccio fatica a tradurre le lingue parlate, figuriamoci quella subconscia!
Ma nell’Autonomic Digital Reflex le nostre dita sono come i pulsanti di una tastiera, riceventi di un linguaggio morse del Subconscio intervistato, ma anche trasmittenti di messaggi che l’operatore “immette”.
Quindi abbiamo una prima analogia nell’identificazione del SNC quale mezzo di comunicazione e la seconda è il programmatore. Perchè l’operatore di ADR sembra un po’ un programmatore informatico alla sua tastiera….
Ho capito quindi che posso bypassare l’aspetto linguistico di decifrazione dei messaggi tramite l’ADR ed agire direttamente come un programmatore.
Un terzo aspetto è che il Dott. Garoli sosteneva, nell’insegnamento dell’ADR, che attraverso di esso fosse possibile agire sul DNA e sulle sue basi azotate. Di conseguenza lavorando sul linguaggio inconscio era possibile modificare anche situazioni fisiche.
Intenzione e Neuroni a Specchio
Potreste chiedervi, ma se non sai cosa “scrivi” ed immetti… come fai?
In realtà l’Autonomic Digital Reflex nella sua fase di “programmazione” non fa riferimento solo alla conoscenza del vocabolario, ma anche e soprattutto alla relazione che si instaura tra operatore e cliente, relazione che va ad attivare i Neuroni a Specchio che entrano in comunicazione tra loro.
L’operatore si mette in una condizione di ascolto come avviene nella Cranio Sacrale e va a stimolare, per riflesso, quegli impulsi che si attivano sui polpastrelli.
Ciò che determina il flusso d’informazioni è, invece, l’intenzione che, come sempre, è fondamentale. L’energia segue il pensiero e la mia intenzione è quella che permette di selezionare gli stimoli legati al problema che si sta affrontando.
Direi che anche tutto ciò si appoggi pienamente alle ultime conoscenze della Fisica Quantistica.
Ora, per verificare la validità della mia intuizione, si tratta solo di sperimentarla e metterla in pratica.