“La propria casa è il proprio corpo. Non essere connessi in modo sensibile con il proprio corpo vuol dire essere uno spirito disconnesso che fluttua attraverso la vita senza alcun senso di appartenenza. Tutti i pazienti con cui ho lavorato sentono, in misura maggiore o minore, questa separazione e solitudine, ed è un modo di essere tragico. L’obiettivo del mio lavoro terapeutico è aiutare le persone a ritrovare il loro senso di connessione con la vita e con gli altri, e radicarsi è l’unico modo per farlo” (A.Lowen , Onorare il corpo)
Tutti sperimentiamo, o abbiamo sperimentato almeno una volta, la tragicità (come la chiama Lowen) dell’assenza di radicamento. Chi non si è mai sentito insicuro, sfiduciato, bloccato (come l’appeso dei Tarocchi), con la testa tra le nuvole incapace di concretizzare i propri sogni, irrigidito nel bisogno di controllo oppure sconnesso dalle altre persone?
Questi sono tutti “sintomi” di un’assenza di radicamento che tendono a paralizzarci in una condizione di malessere.
Il Radicamento
Se siamo stanchi di queste percezioni abbiamo bisogno di un cambiamento, ovvero di orientarci verso qualcosa di più nutriente. Il modo migliore per iniziare questo processo è sviluppare il radicamento.
Radicarsi significa connettersi alla terra, la Pachamama come la chiamano gli andini, ovvero la nostra Grande Madre che ci nutre, ci accudisce e protegge. Questo significa essere in contatto, fisicamente ed emotivamente, con la realtà.
Quando il nostro radicamento è stabile, ci sentiamo ben piantati a terra e la postura cambia: il nostro corpo diventa naturalmente più bilanciato, dritto e saldo. Le energie sottili in questo modo possono scorrere liberamente attraverso di noi connettendo il Cielo e la Terra, nutrendoci.
Non abbiamo più bisogno delle tensioni e rigidità che ci illudono di essere forti, ma possiamo sviluppare una sicurezza “sana” che ci permette di fluire nella vita, liberi di respirare e orientati al piacere.
Esercizi per sviluppare il Radicamento
Vi voglio suggerire alcuni esercizi semplici che potrete sperimentare da soli a casa vostra per sviluppare il radicamento:
La camminata lenta
- Abbiamo visto che il radicamento è strettamente connesso alla postura, al modo in cui ci muoviamo nel mondo. Vi invito a camminare lentamente, possibilmente a piedi nudi (d’estate potreste farlo su un prato, scoprendo immediatamente i benefici), ascoltando il contatto tra tutte le parti del vostro piede e il suolo. Come appoggiate il peso? Come si sposta nelle diverse fasi del movimento? Sbloccate le ginocchia cercando di abbassare il vostro baricentro, come vi fa sentire?
Sbattere i talloni
- Ora provate un esercizio diverso. Provate a sbattere i talloni, anche stando sul posto. Avete presente le danze tribali Maori? Ecco immaginatevi mentre compite una danza tribale come la loro e sbattete i piedi. Scaricate a terra tutto il vostro peso attraverso i talloni. Questo è utile perché sotto la pianta dei piedi esistono due centri energetici che servono a scambiare energia con la terra. Uno, nella parte anteriore del piede, serve ad assorbire l’energia della terra, mentre l’altro, in corrispondenza del tallone, dona energia alla terra. Sbattere i talloni serve allora a riattivare la circolazione energetica ma, allo stesso tempo, a scaricare tutte le nostre tensioni alla Pachamama che per sua natura se ne nutre.
Connessione tra l’ombelico e la terra
- Un altro esercizio, un po’ più meditativo è mettere in relazione il centro energetico dell’ombelico con la terra. Nella tradizione andina dei Q’eros esistono dei centri energetici (nawi) che ci connettono coi 4 elementi, stabilendo una relazione profonda. Possiamo quindi immaginare che dal nostro ombelico fuoriesca un filo di luce, un vero e proprio cordone ombelicale energetico che ci connette alla terra. Attraverso questo cordone scambiamo con la Grande Madre il nutrimento: assorbiamo ciò che ci serve e lasciamo andare quello che non ci serve più in uno scambio reciproco continuo.
E se cambiassi prospettiva: come radici nella terra
Uno degli obbiettivi che mi sono prefissato è proprio quello di aiutare le persone a riscoprire la propria centratura. E’ per questo che il primo tema del percorso “E se cambiassi prospettiva” sarà proprio il radicamento. Scoprirai altri esercizi per trovare e mantenere la tua centratura, sviluppare la presenza nel qui e ora, sentirti nutrit@, accudit@ e sostenut@.
Se sei interessat@ a partecipare, contattami!